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L’idea ch’egli incarna, nell’arte come vita così talmente partecipata, è quella di persona. Semplicemente e preziosamente. L’integra pienezza della sua umanità gli ha permesso di trarre succhi dalla sua terra, che ha acconsentito a farseli trafugare. E lui li ha raccolti con la delicata attitudine che si deve al mistero, come le linfe terrene sono potute fiorire in cielo grazie alla naturale vocazione, ch’egli ha estrema, a metamorfosare le cose in idee. A slontanare gli oggetti dai sensi per renderli alla loro essenza spirituale. E chissà che, nell’avvertito processo di deprivazione d’ogni scoria, anche Raimondo non subisca una trascolorazione angelica in umano sembiante? A ripercorrere trepidi la sua linea sintuosa e nitida da cui inspiegabilmente traspaiono immagini desiderate e sfuggenti, torna adeguato quel passo dal Cielo della luna (ove si allunga ancora l’ombra…):